V A N I T Y - I HATE THIS JOB
Una creazione Opera retablO in co-produzione con Performa Festival
Di e con: Raissa Avilés, Ledwina Costantini e Arno Ferrera
Regia: Ledwina Costantini
Video: Massimiliano Rossetto e Opera retablO
Disegno Luci e tessuto sonoro: Pierfranco Sofia e Davide Bossi
Scenografia: Michele Tognetti
Anticamente, infatti, la nostra natura non era la stessa di ora, ma differente. Anzitutto, invero, i generi dell’umanità erano tre, e non due – come adesso – il maschio e la femmina; piuttosto, c’era inoltre un terzo genere […]. In secondo luogo la forma di ogni uomo era, tutta quanta, arrotondata, con il dorso e i fianchi disposti in cerchio; ciascuno aveva quattro mani, e gambe in numero uguale alle mani, e, sopra un collo tornito circolarmente, due volti, in ogni punto simili; aveva poi un'unica testa per entrambi i volti, situati l’uno all’opposto dell’altro, e quattro orecchi, e due organi genitali […] quando si avviavano velocemente in corsa […] appoggiandosi sulle estremità, che allora erano otto, si muovevano rapidamente in cerchio. […] Così, erano terribili per il vigore e la possanza, nutrivano propositi arroganti, e tentarono un attacco contro gli dèi […].
Platone, Simposio, Milano, Adelphi, pp. 42-43
Vanity - I hate this job è un progetto site-specific in continuo divenire che non assoggetta il processo creativo ai vincoli di un lavoro definitivo; esso viene ripensato e ricreato in relazione ai luoghi di rappresentazione e agli artisti coinvolti.
Creato come un’istallazione dall’estetica stilizzata ed esasperatamente artificiale, il lavoro invita gli spettatori a muoversi liberamente all’interno di un circuito sensoriale, fatto di suggestioni sonore e visive.
Liberamente ispirato al Simposio di Platone, lo spettacolo prende particolare spunto dal discorso di Aristofane per proporre una riflessione sull’individuo contemporaneo e sulla sua crescente tendenza al narcisismo e all’autocelebrazione.
Tramite una sorta di mito-fantascientifico Vanity - I hate this job tocca i temi della superbia, della vanità, dell’amore e la possanza divina, ritraendo l’ esito di una possibile evoluzione della specie umana.
Nato e sviluppatosi in modo spontaneo, I hate this job é stato presentato, durante il 2014, in forma di work in progress a Territori Festival-Bellinzona, Performa Festival-Losone e ad Alto-Fest-Napoli dove ha vinto il primo premio.
Lingua della perfomance tedesco e italiano.
La performance è sconsigliata ai minori di 18 anni.